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Le sue radici affondano in Persia e Grecia: il suo nome deriva dal greco “Basilikòs” che significa “regale”, “maestoso” stando ad identificare la pianta come la regina delle erbe. I Galli lo consideravano sacro, tanto da permettere la raccolta delle sue foglie solo a coloro che avevano seguito un complesso rituale di purificazione; gli Egizi lo usavano per la preparazione di balsami per l’imbalsamazione perché ritenuto di buon auspicio; mentre i Romani, oltre ad usarlo in cucina, ne apprezzavano le qualità curative capaci di guarire le ferite. Nei secoli il basilico è stato spesso associato a leggende e superstizioni ora legate a miracoli ora a malefici, diventando la cura o la condanna nei racconti popolari di tutta Europa.
Oggi il basilico viene usato per conferire personalità a molti piatti tipici della cucina italiana: primi, secondi, antipasti, pizze…ma soprattutto è il principale ingrediente del nostro famoso Pesto alla genovese.
Il basilico Saclà viene coltivato in Italia scegliendo metodi di produzione e di selezione nel rispetto delle materie prime e dell’ambiente, senza diserbanti né pesticidi. Dopo circa due mesi di crescita, le foglie più alte e tenere del basilico vengono raccolte alle prime ore del mattino, quando il sole non è troppo caldo, per preservarne la tenerezza e conservarne l’intenso profumo.
Le foglie del basilico contengono composti antinfiammatori e antibatterici, come l’eugenolo, benefico per intestino, reumatismi e artrosi. È ricco in potassio, calcio, ferro e vitamine. Mangiato crudo aiuta la digestione mentre sotto forma di infusione è un buon rimedio contro raffreddore, influenza e nervosismo. È molto utilizzato nella medicina Ayurveda che lo considera un elisir di lunga vita.